Ospedale di Fondi, il sindaco De Meo condivide preoccupazioni

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«Concordo sulla sostanza dei problemi sollevati ancora una volta dal Comitato pro Ospedale e della Fondazione S. Giovanni di Dio – afferma il Sindaco di Fondi Salvatore De Meo – perché i mesi trascorrono uno dopo l’altro e siamo ben lontani dalla soluzione delle emergenze che gravano sulla nostra Sanità.

Eppure nonostante le difficoltà connesse alla limitatezza delle risorse e degli organici i due nosocomi del Presidio Centro continuano a registrare mese dopo mese numeri ragguardevoli per quanto riguarda i ricoveri ed encomiabili risultati nel trattamento delle varie patologie. Ciò dimostra, come da tempo mi sforzo di ribadire, che basterebbe poco per invertire la tendenza in atto e garantire sicurezza sanitaria ai cittadini che risiedono nel territorio del Presidio Centro.

La Terapia Intensiva del “San Giovanni di Dio” con i suoi quattro posti letto inutilizzati, che dovrebbe essere al più presto riattivata, è solo uno degli esempi. E’ su questo potenziale e sulla professionalità e abnegazione degli operatori sanitari che si deve puntare per avviare il rilancio dei nostri ospedali e giungere finalmente ad un punto di svolta da troppo tempo atteso, perché non può essere sufficiente il sacrificio dei singoli per invertire una situazione palesemente critica.

Anche a tal fine ho chiesto alla Direzione Generale della ASL di Latina, nei cui confronti continuo a riporre fiducia sul lavoro in corso, un incontro da tenersi nei prossimi giorni, al quale auspico che possa prendere parte anche il Direttore Sanitario del Presidio Centro dott. Sergio Parrocchia, con l’obiettivo di pervenire ad una più funzionale organizzazione delle risorse umane all’interno del Presidio, a beneficio della funzionalità dello stesso e delle migliaia di pazienti del nostro territorio che hanno diritto ad una maggiore e migliore tutela.

E ciò nelle more della stesura del nuovo Atto aziendale che, a differenza del documento del 2008 a firma Coiro, dovrà necessariamente affrancare il “San Giovanni di Dio” da una subalternità che in questi anni lo ha di fatto ridimensionato».

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