“Formia Soccorso” allo sbando, molti dipendenti sono di Fondi

IMG-20141215-WA0002Dopo la denuncia dei mesi scorsi su mancati buoni pasto, divise, risarcimenti in caso di incidenti sul lavoro, malattie e ferie, continuano i disagi per gli operatori della “Formia Soccorso” che si occupa dell’emergenza 118 in tutta la provincia di Latina. L’ultima grana, ben più grave delle precedenti, riguarda notevoli ritardi nell’erogazione degli stipendi e, soprattutto della tredicesima, per molte persone di vitale importanza a causa delle imminenti scadenze di gran parte delle tasse più onerose.

«Gli accordi presi grazie all’intermediazione delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil – hanno fatto sapere i dipendenti – prevedevano che i compensi fossero erogati entro il 15 di ogni mese e, per quanto riguarda il mese di dicembre, che entro lo stesso giorno fosse erogata anche la tredicesima. Abbiamo dovuto protestare per avere lo stipendio mentre per la tredicesima ancora non sappiamo neppure se ci verrà pagata». C’è poi il caso dei dipendenti a partita Iva ai quali gli stipendi vengono pagati addirittura a 2 mesi di distanza dalle prestazioni lavorative. «Siamo 60 persone, molte delle quali con famiglia a carico – hanno aggiunto – oltre a subire incredibili disagi lavorativi  siamo arrivati a non avere più neppure la certezza dello stipendio. Peraltro non si capisce bene perché gli operatori di  “Croce Bianca”, solo per fare un esempio, abbiano percepito regolarmente ogni tipo di compenso pur essendo una società regolamentata dallo stesso capitolato d’appalto della “Formia Soccorso”».

Medici, infermieri e autisti delle ambulanze: i disagi riguardano, senza distinzione, tutti gli impiegati dell’azienda privata che si dicono disposti a tutto, anche a protestare presso la sede dell’Ares. Del resto si tratta di una situazione sfuggita di mano ormai da mesi con i dipendenti costretti ad autotassarsi per sopperire alle spese minime ed indispensabili per ogni postazione come l’acquisto della carta igienica e del sapone, di una semplice sedia o di un tavolino. Materiale tutt’altro che superfluo trattandosi di un lavoro svolto h24. «Ci sentiamo trattati come dei veri e propri schiavi – hanno concluso gli stessi – eppure il nostro dovrebbe essere uno dei lavori più tutelati visto che salviamo vite umane».

 

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